La storia

La Storia del Judo

Jigoro Kano, fondatore del Judo, nacque nel 1860 a Mikage. Fin da giovane, dimostrò un forte interesse per le arti marziali, iniziando a praticare il Ju ̄jutsu nel 1877. Dopo cinque anni di studio approfondito, nel 1882 fondò il Kodokan Judo. Questa nuova disciplina derivava direttamente dal Ju ̄jutsu, ma con modifiche significative: parti considerate troppo violente furono rimosse, mentre l’approccio fu improntato su una spiritualità e un codice d’azione basati su due principi fondamentali. Inizialmente avviato con pochi studenti, il Kodokan crebbe rapidamente, raggiungendo oltre un centinaio di praticanti con almeno un dan nel 1911. Jigoro Kano non fu solo un innovatore nel campo delle arti marziali, ma anche un educatore di spicco, servendo come insegnante e direttore dell’educazione primaria presso il Ministero dell’Istruzione in Giappone. Nel 1909, divenne anche membro del Comitato Olimpico Internazionale, contribuendo alla diffusione globale del Judo come disciplina sportiva.

Durante un viaggio nel 1938, Jigoro Kano morì a causa di una polmonite, lasciando un’eredità duratura nel mondo delle arti marziali. Nel 1964, quasi un secolo dopo la sua nascita, il Judo divenne uno sport olimpico, celebrando e perpetuando il suo retaggio di innovazione e filosofia.

I principi fondamentali

Il Judo ha radici antiche nel Ju ̄jutsu, un’arte marziale praticata dai Samurai. Questa disciplina si concentrava sul combattimento corpo a corpo e trasmetteva il codice d’onore dei Samurai, conosciuto come Bushido ̄.

Ji-Ta-Kyo-Ei e Sei-Ryoku-Zen-Yo sono pilastri fondamentali del Judo che non solo guidano la pratica fisica, ma anche l’etica e lo sviluppo personale dei suoi praticanti. Questi principi promuovono valori di rispetto reciproco, cooperazione e efficacia nell’azione, trasformando il Judo in un’arte marziale che va oltre la competizione sportiva per diventare un percorso di crescita e armonia personale.

Ji-Ta-Kyo-Ei

Il principio di Ji-Ta-Kyo-Ei rappresenta l’essenza della cooperazione e della prosperità reciproca. Questo concetto enfatizza l’importanza di lavorare insieme per il beneficio comune. Nell’ambiente del Judo, gli allievi imparano a sviluppare un senso di comunità e collaborazione, dove il miglioramento individuale si traduce nel supporto reciproco tra i praticanti. Questo principio non solo promuove un’atmosfera di rispetto e solidarietà, ma anche un ambiente che incoraggia la crescita personale attraverso la condivisione delle conoscenze e delle esperienze.

Sei-Ryoku-Zen-Yo

Il principio di Sei-Ryoku-Zen-Yo nel Judo insegna a massimizzare l’efficienza dell’energia. Questo concetto riflette l’idea di utilizzare la forza e l’energia in modo intelligente e efficace, piuttosto che con forza bruta. Nel Judo, si impara a padroneggiare tecniche che permettono di controllare e proiettare l’avversario, sfruttando il proprio equilibrio e il movimento per vincere. Questo principio non solo migliora le capacità fisiche del praticante, ma anche il suo approccio mentale, incoraggiando la riflessione strategica e la gestione intelligente delle risorse disponibili.

Il Dojo

Il dojo è il luogo dove si pratica il Judo, caratterizzato dal tatami verde interno e bordato di rosso. Il tatami è diviso in sezioni specifiche, ognuna riservata a diverse categorie di praticanti, inclusi maestri e allievi.

I quattro lati del tatami hanno ognuno un significato specifico: il lato opposto all’ingresso è considerato il “lato d’onore” o KAMIZA, dove solitamente è appesa la foto del fondatore. Guardando il lato d’onore, il lato sinistro è quello del maestro (JOSEKI), mentre il lato destro è quello degli allievi (SHIMOSEKI). Di fronte a Kamiza si trova il lato inferiore (SHIMOZA), riservato agli allievi esperti e agli ospiti. Se l’ospite è di particolare importanza, il maestro lo farà sedere accanto a sé, a destra se di grado inferiore e a sinistra se di grado superiore.